Termine delle call e due righe di ricognizione pulpettesca


Sangue del suo sangue. 

Sangue del nostro sangue.

Pagine di sangue, parole grondanti rosso vermiglio, gocciolanti sulle tastiere, colanti sui nostri schermi del computer.


È terminata la nuova call di Pulpette dedicata i racconti e alle illustrazioni per il nuovo numero della nostra rivista che arriva al numero 3 (in realtà è la quarta uscita, poiché la numerazione parte dal 0).


Anche in questa occasione, ma più delle altre, ci avete inviato molti vostri lavori. Ve ne siamo infinitamente grati. Al di là della valutazione positiva/negativa, dei racconti che verranno selezionati per costruire questo nuovo numero, vi siamo grati per averci regalato le vostre fantasie, le vostre scene di orrore quotidiano, di corpi afflitti dal dolore della nostra società. Sì, perché come nella maggior parte dei casi, ciò verso cui i discorsi dei nostri autori girano è il Male della società, una cappa che più della siccità o dello strato di CO2, soffoca i nostri rapporti interpersonali, ci chiude le bocche, ci cambia le parole fino a non darci più la capacità di comprenderci tra di noi. Tutto, allora, si riversa sul corpo e sul suo (ab)uso: violenze, squartamenti, amputazioni, budella, vomito, incesti e altre aberrazioni (oltre)umane. L’unico afflato di qualcosa di simile all’Amore (e quindi di più importante di quella macchietta romanticizzata chiamata Amore) è qualcosa che lega sé stessi all’Altro, che ci lega organicamente, che intreccia i nostri visceri al/lle nostre compagni/e. 

Il resto, il mondo lì fuori che dovrebbe accoglierci, sostenerci, darci delle sicurezze, è un mondo alienato, schizofrenico, folle: come noi, come le nostre vite, come la nostra follia.


Sangue. Sangue limpido, sangue nerastro. Amputazioni, torture, la ricerca di un afflato spirituale, un’aporistica ricerca metafisica attraverso lo scomponimento della materia. 


Siete pronti per il prossimo Pulpette?

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