Ho ucciso Mickey Mouse - Un racconto di Ambra Dominici


 

Ho ucciso Mickey Mouse.
Non mi aspettavo potesse sanguinare, ma ne sono stata felice.
Fin dal primo istante ho pensato “è sbagliato”. E voi direte: “Certo! La punta delle orecchie tocca il metro e novanta!” Poi ovviamente c’era anche quello sguardo fisso e leggermente strabico a renderlo strano, ma io non ho pensato strano, io ho pensato sbagliato.
Voleva una foto. Non parlava, si esprimeva a gesti, portava la mano nera inguantata alla bocca gigante e fingeva una risata alzando e abbassando le spalle. Se se ne fosse andato subito lo avrei anche ringraziato, avrei apprezzato la cortesia, ma trovarmelo senza preavviso con quelle zampacce intorno alle mie spalle, era veramente troppo: “Se scatto la foto, te ne vai?” Lo sguardo fisso e strabico si muove su e giù. Scatta questa maledetta foto e liberatene! Prendo il cellulare e imposto la fotocamera per un selfie. Non riesco ad avere un’espressione carina, rimango fissa a guardare l’obiettivo e lui si appoggia sulla mia spalla e lo sento schioccare. Mi scosto: “Che cazzo fai?” Passi la foto, ma farsi baciare da quel coso proprio no. Il tipo mi tiene. Lo sento ansimare, portarsi addosso tutto quel costume non deve essere una cosa semplice, ne approfitto e lo spingo. Puzza di sigarette e di croccante. Mi viene da vomitare. Lo stronzo si avvicina ancora e io faccio per correre. Dov’è la gente? Com’è possibile che non ci sia nessuno? Sono finita in un film? In uno di quegli horror a spendere poco dove a un certo punto qualcuno grida “non uccidermi!” e l’assassino vestito da topo gigante invece uccide senza pietà quel qualcuno? Perché se ce la vogliamo dire tutta alla fine in quei film l’errore è sempre lo stesso: le tipe scappano, ma non sono abbastanza veloci. Le donne hanno tutte i tacchi o sono mezze nude. Io invece sono in tuta e scarpe da ginnastica, ma quello mi prende lo stesso. È perché nella realtà il problema non sono i tacchi, ma la testa. Sono rimasta un secondo di troppo intontita, a chiedermi se stesse accadendo, perché di fatto era tutto troppo strano.
Strano.
Mickey tira fuori un taglierino. Certo, una pistola costa troppo, la rintracciano, fa rumore, ma un taglierino ce l’hanno tutti, taglia alla perfezione, si maneggia bene e quando hai finito gli dai una pulita e te lo rimetti in tasca. Mi domando se il punto sia derubarmi. Parla allora! Chiedimi i soldi! Ho 50 euro scarsi contando gli spicci e due biglietti dell’autobus. Prenditi i soldi e levati dai coglioni, toglimi di dosso quella puzza maledetta di tabacco e croccante. Non la sopporto più, ancora un poco e vomito davvero, ma quello non si leva e non parla, mi sta sopra con la sua puzza e la sua testa gigante. Io mi dimeno e faccio per urlare, ma quello mi molla uno schiaffo e mi taglia sulla guancia col taglierino. In faccia non era proprio dolore, non subito almeno, mi faceva più male il suo ginocchio premuto sulla coscia. Ancora un istante e sarebbe diventato tutto troppo e così ho capito. Ecco cosa non funziona nei film: le vittime, per quanto soffrano, si lasciano ammazzare perché hanno un copione da rispettare! Io invece non ho niente di scritto, ho solo un ginocchio premuto sulla coscia e un Mickey Mouse gigante col fiatone che comincia a puzzare di rancido, di sporco e di sudore. Carico con tutta la forza che ho in corpo, lo colpisco a un gomito, perde l’equilibrio, cade sul fianco. Sento tintinnare il taglierino sui ciottoli. Non penso neanche, non faccio lo stesso errore di poco prima. Prendo l’arma e gliela ficco proprio all’attaccatura del testone. Non so esattamente se ci sia il collo, un collo vero intendo, ma lo sento rantolare e gorgogliare. Fa dei versi orrendi, ma provo un sollievo caldo nel vederlo sanguinare, e mentre lo guardo finalmente capisco che veramente era sbagliato: da che mondo è mondo, Topolino i guanti li ha sempre avuto bianchi. 


(c) ambra dominici 2022


Bio: Cosa si nasconde dentro a una poetessa di trent'anni laureata con lode in CPO a Urbino e residente nella graziosa Fratte Rosa (PU) nel cuore delle Marche? Ovviamente sangue, budella e tante altre cose disgustose. Di giorno Ambra Dominici organizza incontri di poesia e letture in italiano e in dialetto; è presente nell'antologia Poeti neodialettali marchigiani di Jacopo curi e Fabio Maria Serpilli, canta e lavora nell'azienda di famiglia, mentre di notte... scrive



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